Nella società dell’informazione, caratterizzata da Internet e da sistemi di calcolo e di gestione di dati sempre più complessi e interconnessi, esiste una infinita quantità di informazioni contenute in archivi e cloud chiamati big data.
Tendenzialmente questo patrimonio informativo, che può avere un valore non solo di tipo commerciale, viene troppo spesso mantenuto riservato dalle organizzazioni che ne sono in possesso, limitandone l’accesso a terzi o definendone l’utilizzo e la diffusione attraverso specifici copyright.
A partire dal 2009, nello stesso giorno del suo insediamento e come primo atto, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha pubblicato un memorandum sulla trasparenza e l’Open Government, impegnandosi a dare vita a un grado di apertura (openness), nel governo senza precedenti, stabilendo un sistema basato sulla trasparenza, sulla partecipazione pubblica e sulla collaborazione.
Nel 2010 due rapporti internazionali hanno presentato e raccomandato il modello Open Government come chiave per lo sviluppo del settore pubblico e del tessuto produttivo.
In Italia, a partire dal 2011, è stata raccolta e lanciata l’iniziativa internazionale Open Government Partnership.
Nell’ultimo decennio quindi, anche le Pubbliche Amministrazioni, sia a livello centrale che locale, complice lo sviluppo delle nuove tecnologie e, più in generale, della digitalizzazione del Paese, stanno optando per un nuovo modo di gestire le attività pubbliche, caratterizzato da un rapporto più aperto e trasparente con i cittadini, in termini di informazione, condivisione e partecipazione ai processi decisionali delle amministrazioni stesse e delle fasi della vita democratica del Paese.
I dati aperti hanno le seguenti caratteristiche: accessibili nel loro complesso, attraverso la rete, senza limitazioni legate all’identità o allo scopo perseguito dall’utente; elaborabili, ossia disponibili in un formato modificabile senza che sia necessario ricorrere a uno specifico software; riutilizzabili, i dati devono poter essere combinabili con altri provenienti da altre fonti aperte.
Il concetto di Open Data è strettamente connesso con quello di trasparenza. Il valore della trasparenza amministrativa deve intendersi quale condizione di garanzia dei diritti civili, l’accesso all’informazione è un diritto fondamentale sancito anche dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, che integra e completa il principio di una buona amministrazione. L’Open government e, dunque, anche la trasparenza, rientrano a pieno titolo tra quelle sane pratiche amministrative oggetto di attenzione da parte di tutte le P.A.
L’obiettivo finale dovrebbe essere quello di valorizzare quanto più possibile l’utilizzo dei dati aperti come strumento in grado di abilitare percorsi partecipativi alla gestione della res publica, per l’implementazione di politiche pubbliche sempre più custom in relazione alle esigenze dei cittadini e dei territori. Rendere più efficiente la macchina amministrativa e in questo senso, si può parlare di Open data per l’Accountability. É necessario quindi abbandonare l’idea che vede limitato l’uso dei dati per le sole finalità di trasparenza amministrativa, propendendo invece un riuso “commerciale” dei dati aperti; o meglio, la possibilità che soggetti pubblici e privati utilizzino tali informazioni al fine di generare prodotti e servizi per creare valore sociale ed economico.
Attraverso il riuso dei dati aperti si può anche contribuire alla creazione di nuove economie e insieme rafforzare quelle già esistenti:
«un contenuto o un dato si definisce aperto se chiunque è in grado di utilizzarlo, riutilizzarlo e ridistribuirlo, soggetto, al massimo, alla richiesta di attribuzione e condivisione allo stesso modo». (Open Knowledge Foundation)
Testo: Giampiero Neri