Dentro Negli ultimi anni, in particolare a seguito delle esigenze dettate dalla pandemia, si sono moltiplicati i percorsi di formazione e aggiornamento nel campo della Media Education e della audiovisual literacy. Come studiose in questi ambiti ci siamo chieste: possiamo tornare all’audiovisivo e alla Media Education con uno sguardo diverso, non parcellizzato e capace di integrare la lettura tipica del settore comunicativo e di quello educativo? E, alla luce di questa contaminazione, in che modo gli audiovisivi incontrano l’esigenza di accompagnare processi di riflessione sui media e sulla situazione che segna, oggi, i nostri consumi e le nostre produzioni?
Per rispondere a queste domande abbiamo deciso di scegliere la serialità televisiva come orizzonte significativo e in particolare una serie, Black Mirror, che ci sembra interessante per affrontare tematiche di attualità. Ma perché la serialità? Oggi le narrazioni seriali sono più che mai luoghi in cui non solo si iscrivono gli atteggiamenti, i valori e le norme condivise (o dibattute) in un certo contesto storico e culturale, ma anche un luogo in cui si costruiscono nuovi immaginari. Si tratta di narrazioni aperte che, spesso, portano i nostri sguardi lontano da ciò che abitualmente osserviamo.
E ancora, perché proprio Black Mirror? Per chi non lo sapesse Black Mirror è una serie TV antologica, una Science fiction a carattere distopico: racconta un futuro vicino in cui sono rappresentati il rapporto tra uomo e tecnologia e gli effetti che i media esercitano sull’umanità. Il creatore è Charlie Brooker, molto noto nel settore.
La prima stagione esce in Inghilterra su Channel 4 nel 2011, dalla terza stagione è la piattaforma di Netflix a renderla disponibile in streaming e globale. Nel 2023 esce la sesta stagione e due anni prima il film “a bivi” interattivo Bandersnatch. E’ una serie cult, seguita da tutte le generazioni, di alta qualità cinematografica, recitata bene e con interessanti location. Gli episodi sono frammenti di un puzzle: autoconsistenti, autonomi e il device – nelle sue varie forme – computer, smartphone, iWatch… – ne è l’oggetto simbolo, che trasforma le relazioni tra le persone e incarna la tecnologia che può facilitare o schiacciare l’essere umano.
Le narrazioni distopiche sono di per sé un punto di forza della serie in quanto agiscono come sonda per ragionare in maniera critica sul tipo di società che potrebbero dispiegarsi davanti a noi. Black Mirror è estremamente rilevante oggi proprio perché mette in scena tecnologie che esistono già in stato embrionale nelle nostre società ma che nella loro pervasiva presenza hanno provocato effetti inaspettati tra la popolazione della serie.
Oltre a questo aspetto, la serie permette l’esposizione a scenari audiovisivi diversi. Black Mirror infatti affronta il delicato rapporto tra uomo e tecnologia (presente, invadente, supportiva e sostitutiva, a volte inquietante). Black Mirror, chi ha visto la serie lo sa bene, permette di esplorare in senso critico le molteplici caratteristiche del panorama mediale contemporaneo e della nostra esperienza con i nuovi alfabeti.
Attraverso questo caso specifico, dunque, il libro vuole offrire riflessioni teoriche e attività pratiche da portare in classe, negli spazi educativi e nei luoghi di incontro con i ragazzi, toccando tematiche che spaziano dall’utilizzo dei social media alla cittadinanza digitale, dalla cyberstupidity al rapporto con i dispositivi, dalla problematizzazione delle dinamiche legate alle industrie mediali all’analisi del linguaggio audiovisivo. Oltre alla riflessione teorica su queste tematiche, il libro presenta una raccolta di schede didattiche inedite, che possano funzionare come traccia di lavoro nei diversi territori e spazi abitati dagli adolescenti e dai ragazzi: la scuola secondaria di secondo grado, gli spazi di aggregazione, i luoghi educativi extra-scolastici, la famiglia, l’oratorio e la pastorale giovanile.
Le attività sono state pensate per questo target, proprio alla luce della struttura, delle immagini e dei testi della serie. Partendo da un episodio, da una o più sequenze scelte, le attività sono organizzate in una logica a tre punte, tipica degli Episodi di apprendimento situato: (1) uno stimolo per avviare l’attività, (2) una traccia per produrre e costruire un artefatto a partire dallo stimolo e dai propri repertori mediali e (3) un momento riflessivo, per tornare insieme – a posteriori – sui processi e sui contenuti.
Per la pastorale è chiara la dimensione di intreccio rispetto al compito di educare e riflettere in maniera critica, creativa e responsabile sui nodi che la presenza degli schermi, la comunicazione e la cultura digitale mettono in evidenza.
Il libro, in conclusione, è segnato dalla combinazione di due sguardi, quello tipico dei Media Studies e quello delle Scienze dell’Educazione, unendo saperi e pratiche, idee e creatività, e si rivolge a insegnanti di scuola scuola secondaria di secondo grado, educatori, animatori, genitori, studiosi di media e lettori curiosi che vogliono esplorare il presente attraverso gli schermi neri di Black Mirror.
Testi: Alessandra Carenzio ed Elisa Farinacci