Torna il nostro viaggio nei Messaggi del Papa per le Giornate mondiali delle Comunicazioni Sociali. Spostiamo le lancette nel 1992. È l’anno, per intenderci, della firma del trattato di Maastricht, che sancisce di fatto la nascita dell’Unione Europea. È l’anno della strage di Capaci e di Via D’Amelio.
È l’anno in cui si è aperta l’Esposizione Universale a Genova e in cui è stato inaugurato il parco Eurodisney a Parigi.
Nel 1992, è comunque da ventisei anni – secondo quanto è stato stabilito dal Concilio Vaticano Secondo – che la Chiesa celebra una Giornata Mondiale dedicata alle comunicazioni sociali. Nel suo Messaggio dal tema “La proclamazione del messaggio di Cristo nei mezzi di comunicazione” san Giovanni Paolo II si chiede: «Che cosa celebra questa Giornata?» E ricorda: «Essa è un modo di apprezzare con gratitudine uno specifico dono di Dio, un dono che ha enorme significato per il periodo della storia umana che stiamo vivendo, il dono di tutti quei mezzi tecnologici che facilitano, intensificano e arricchiscono le comunicazioni fra gli esseri umani».
«In questo giorno – sottolinea il Papa – celebriamo i doni divini della parola, dell’udito e della vista, che ci permettono di emergere dal nostro isolamento e dalla nostra solitudine. Celebriamo i doni della scrittura e della lettura» e di «invenzioni che nel nostro tempo hanno aumentato ed esteso incommensurabilmente il raggio di azione sul quale le nostre comunicazioni possono viaggiare e hanno amplificato il volume della nostra voce così che essa può arrivare simultaneamente alle orecchie di moltitudini incalcolabili».
«I mezzi di comunicazione – e precisa il Papa noi non ne escludiamo alcuno dalla nostra celebrazione – sono il biglietto di ingresso di ogni uomo e di ogni donna alla moderna piazza di mercato dove si esprimono pubblicamente i pensieri, dove si scambiano le idee, vengono fatte circolare le notizie e vengono trasmesse e ricevute le informazioni di ogni genere».
«È facile comprendere che questi “potenti mezzi” richiedono specifiche abilità e capacità da parte di coloro che li usano, e che per comunicare in modo intelligibile attraverso questi “nuovi linguaggi” c’è bisogno sia di una speciale attitudine, sia di uno speciale addestramento».
Gioia e ringraziamento per tali doni, ma attraverso il racconto di tali media, tristezza per il male, violenza e ingiustizia nella società. Quasi da «spettatori indifesi». «La risposta cristiana al male – ricorda il Messaggio per la 26esima GMCS – è, innanzitutto, ascoltare attentamente la Buona Novella e rendere sempre più presente il messaggio di salvezza di Dio in Gesù Cristo. I cristiani hanno la “buona novella” da annunciare, il messaggio di Cristo; e la loro gioia è di condividerlo, questo messaggio, con ogni uomo o donna di buona volontà che sia preparato ad ascoltare», a partire dalla testimonianza che diamo con la nostra vita.
Vengono così ricordate tre Organizzazioni Cattoliche dei Media: l’Ufficio Cattolico Internazionale per il Cinema (OCIC), l’Unione Cattolica Internazionale della Stampa (UCIP) e l’Associazione Cattolica Internazionale per la Radio e la Televisione (UNDA). «Alla numerosa schiera dei professionisti cattolici dei media, uomini e donne, laici per la maggior parte, – scrive Giovanni Paolo II – deve essere ricordata in questo giorno particolare, l’enorme responsabilità che pesa su di loro, ma deve anche essere fatto sentire il sostegno spirituale e la ferma solidarietà della quale godono da parte dell’intera comunità dei fedeli. Io vorrei incoraggiarli a sempre più grandi e tempestivi sforzi, sia nel comunicare il messaggio attraverso i Media, sia nell’indurre gli altri a farlo». Firmato: Dal Vaticano, 24 gennaio 1992, Festa di San Francesco di Sales.
Testi: Fabio Bolzetta