La comparsa di nuove tecnologie viene segnata da “accompagnamenti discorsivi” interni ed esterni.
Si tratta di discorsi spesso non scientificamente supportati, che tuttavia precedono la diffusione di massa di un servizio e lo definiscono, almeno in parte, e per i neofiti.
Nel 1970 Cohen definisce questi atteggiamenti prevenuti come moral panic: il panico morale incide sul pensiero che costruiamo attorno a un tema del quale sappiamo poco.
Lo stesso sta accadendo con il metaverso e la discorsivizzazione creata da Meta, attraverso una campagna che tocca tre ambiti: sanità, istruzione, agricoltura.
Medici, direttori sanitari, pazienti, insegnanti, dirigenti, studenti, famiglie, professionisti del lavoro agricolo, consumatori.
Questi i destinatari della narrazione. Ma i tre ambiti rappresentano altrettanti snodi importanti per la società, tre nuclei essenziali della vita di ciascuno di noi e delle future generazioni.
Vediamo qualche lancio.
“Il metaverso avrà un impatto positivo nel campo dell’istruzione, per questo stiamo contribuendo a svilupparlo”
e ancora
“Il metaverso è uno spazio virtuale, ma il suo impatto sarà reale”.
Si tratta del pay-off dello spot che occupa la campagna pubblicitaria europea (curata dall’agenzia internazionale “Creative-X”).
Nei post diffusi sulla pagina social, seguono poi situazioni differenti, con una composizione bilanciata tra persone, personaggi e oggetti creati digitalmente:
Non solo scuola, abbiamo detto:
Quale peso hanno questi discorsi?
L’obiettivo è di portare i soggetti a comprendere da vicino i vantaggi del metaverso, evidenziando unicamente gli aspetti positivi.
Non a caso, nella campagna non ci si rivolge ai soli gamers o alle persone più giovani.
Inoltre, altro dettaglio, i discorsi si appoggiano sul tema dell’immersività, che certamente consente ad alcuni un aggancio concettuale familiare.
Le frasi sono volte al tempo futuro. Le azioni sono solo immaginate.
La logica è “in progress” potremmo dire, in costruzione, e per arrivare alla fine occorre uno sforzo collettivo.
Vedremo, nei prossimi anni, con che esito.
Testi: Alessandra Carenzio